Assume i contorni di un vero e proprio scandalo quello che ha colpito nelle ultime ore l’Agenzia Italiana del Farmaco relativamente al rifiuto di 10.000 dose di monoclonali gratuite datato ottobre 2020.
Prima di capire meglio l’entità e la tipologia del danno di cui stiamo parlando, facciamo chiarezza sul tipo di terapia che può essere approntata facendo ricorso a queste cellule.
Gli anticorpi monoclonali sono molecole biologiche create in laboratorio, capaci di neutralizzare e riconoscere altre molecole, potenzialmente pericolose, come quelle citochiniche (altamente infiammatorie) che l’organismo produce come reazione ad un’infezione acuta (ARDS) da Covid-19. Sono cellule originate da un innesto, quello tra un linfocita di tipo B e un microrganismo capace di produrre un numero infinito di anticorpi, che ricoprono un ruolo cruciale per la cura di pazienti gravi affetti dal virus.
L’anno scorso l’AIFA avrebbe respinto diecimila dosi di un farmaco a base di monoclonali proveniente dalla casa farmaceutica Eli Lilly, salvo poi acquistarle nel marzo 2021 con relativo salasso a spese dei contribuenti. È stimato, infatti, che il costo di un trattamento con cellule monoclonali si aggiri tra i 1.000 e i 2.000 dollari. Il calcolo del danno è presto fatto. Stiamo parlando di uno scompenso erariale non da poco, un vero colpo basso alle casse dello Stato.
Costituisce certamente un’aggravante sapere che, oltre a concedere respiro per le tasche dello Stato, le 10.000 dosi avrebbero potuto salvare numerose vite!
Perché l’Agenzia Italiana del Farmaco non ha mai voluto rendere pubblico il verbale della riunione con Eli Lilly, nonostante le legittime intimazioni del Tar del Lazio? La Corte dei Conti indaga e Nicola Magrini, direttore generale dell’Aifa, è, oggi più che mai, nell’occhio del ciclone. La speranza è che non finisca tutto, come spesso accade, in una bolla di sapone.