Un anno di operato in qualità di Commissario Straordinario per l’emergenza Covid-19 è bastato a Domenico Arcuri per finire dapprima nell’occhio del ciclone. Dopo diverse scelte non propriamente oculate adesso anche l’inchiesta per peculato ed abuso d’ufficio.
La Procura di Roma ha chiesto ad Arcuri una deposizione riguardo l’acquisto di un lotto di 800 milioni di mascherine cinesi. Un investimento di 1,2 miliardi di euro dal quale avrebbero tratto beneficio il giornalista Rai Mario Benotti in combutta con Jorge Solis e Andrea Tommasi. Le provvigioni intascate si aggirerebbero sui 62 milioni di euro!
Stando alle prime ricostruzioni sarebbe stato proprio il rapporto di conoscenza tra l’ex Commissario e Mario Benotti a costruire per quest’ultimo un ponte verso la ghiotta opportunità di profitto. Arcuri si è detto però “basito” riguardo la cifra di 12 milioni di euro che Benotti ha incassato dopo la chiusura dell’accordo per la fornitura. E ha sostenuto dinanzi ai pm di essere sicuro della bontà del prodotto acquistato perché già validato da Dogana e CTS.
Sia chiaro che stiamo parlando di mascherine non solo non valutate a norma! Non soddisfano i requisiti di efficacia protettiva e sono state giudicate pericolosamente dannose per la salute!
L’ipotesi che l’uomo scelto per guidare il Paese in un momento così complicato possa aver avuto un ruolo nella truffa ai danni di Stato e cittadini fa rabbrividire! Quest’azione ha messo a repentaglio l’incolumità di tutti noi! Parliamo di una macchinazione ben studiata che deve per forza di cose aver coinvolto qualcuno dai piani alti. Le mascherine nocive, infatti, come sostenuto da Arcuri, avevano davvero superato tutti i test del caso. Molto probabilmente questo è potuto accadere con la sostituzione dei tester pre-approvazione.
Anche Report è intervenuta per fare chiarezza sulla questione. La faccenda è di quelle che non possiamo tollerare restino insolute.