I vaccini sono l’unica arma messa finora a disposizione dalla medicina per la lotta al virus. Come già espresso in questa sede, i sieri sono stati approvati dopo un brevissimo periodo di studio su test randomizzati, atti a valutarne l’efficacia ma non la sicurezza. Oggi, mentre fronteggiamo una forte recrudescenza del virus nelle sue varianti, la valutazione della sicurezza dei vaccini è affidata a sistemi di farmacovigilanza passiva.
Cosa si intende per farmacovigilanza passiva?
In regime di farmacovigilanza passiva, un medico o qualunque sanitario che osservi nel corso della sua attività professionale una sospetta reazione avversa è invitato a segnalarla. Questo sistema è inefficace e infatti fa registrare un tasso di sotto-segnalazione molto alto (intorno al 95%, anche per reazioni gravi). La sotto-segnalazione (spesso i medici subiscono vere e proprie intimazioni dai propri superiori) non è però l’unico problema. Anche se si concretizzassero tutte le segnalazioni del caso, c’è un secondo ordine di problemi molto più difficile da individuare e bypassare.
Mi riferisco al sistema utilizzato per verificare le correlazioni esistenti tra le segnalazioni di sospette reazioni avverse e le somministrazioni di vaccino. Un sistema basato su un algoritmo calibrato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. Per verificare corrispondenza l’Oms ha introdotto criteri diversi per i vaccini rispetto ai medicinali. E l’iter da seguire sembra fatto apposta per ricercare tutte le possibilità capaci di alleggerire di responsabilità i vaccini. L’algoritmo innesca un complesso circolo di domande (es. c’è un’evidenza forte di altre cause? C’è un’associazione causale nota col vaccino?) che finiscono sempre per forza di cose per scagionare il vaccino, vuoi proprio per l’impossibilità di attribuirne causalità.
Conclusioni
I produttori sono esentati da responsabilità per le complicanze nel medio e lungo termine, ma il vaccino produce un’immunizzazione che si concretizza nel breve periodo. L’algoritmo non contiene alcun riferimento al medio e lungo periodo. Potrebbe andar quindi bene per i vaccini convenzionali (testati per oltre sette anni), non certo per varianti sperimentali. Quindi il dato finale che riguarda solo il 43% di segnalazioni gravi correlabili alla vaccinazione tra quelle esaminate (parliamo del 43% di 17 casi, quelli segnalati su 100.000 somministrazioni) è un dato falsato dal fatto che non esiste una procedura corretta ed efficace di valutazione della correlazione.