Si è acceso negli ultimi giorni il dibattito tra Regioni, Cts e Governo sulle modalità di conteggio del bollettino Covid. Positività e ospedalizzazioni sono le variabili all’origine delle recenti riflessioni. Sono infatti parametri cruciali per la classificazione dei territori in base ai fattori di rischio.
Per quanto attiene alla positività, in sede di dialogo l’Istituto Superiore della Sanità ha posto il suo veto sulla possibilità di non conteggiare i positivi asintomatici nel bollettino quotidiano, ufficialmente per scongiurare un collettivo rilassamento in una situazione epidemica ancora vivace. Nei precedenti articoli ho già dedicato più di una riflessione agli interessi economici che gravitano sul tema.
Riguardo le ospedalizzazioni, è proprio sulla conduzione del settore ospedaliero che sopravvivono le più tenaci perplessità, il tema è quello dei ricoverati per Covid o con Covid. Un paio di settimane fa la Regione Friuli ha diramato un comunicato, che riporto integralmente:
“Dai dati relativi a mercoledì 9 febbraio abbiamo evidenziato la differenziazione tra le due tipologie di pazienti presenti nei nostri ospedali. In particolare, circa il 60% lo è per Covid mentre coloro che sono stati ricoverati per altre patologie e che sono poi risultati positivi al Coronavirus sono circa il 40%. Infine il 22 gennaio i pazienti ricoverati per Covid erano il 64 per cento mentre quelli con il Covid erano il 36 per cento”.
Il numero dei ricoverati “con” Covid e non “per” Covid è pari a circa un 20% del totale dei pazienti positivi, 4.000 sui quasi 20mila ricoverati Covid. E questo ha la sua incidenza perché tali pazienti andrebbero isolati e lo spazio disponibile nelle strutture latita.
Come questo va ad intaccare direttamente l’economia delle Regioni?
Il Piemonte ha meno del 10% di letti riservati a casi di ricoverati con Covid, la Toscana il 30%. Quando si conteggia il tasso di occupazione dei posti letto questo dato fa tutta la differenza del mondo nel determinare i cambi di colore verso maggiori restrizioni. E questa altalena per la quale al progressivo incremento della ricchezza delle strutture ospedaliere corrisponde l’impasse economica di una regione, dopo due anni di pandemia è francamente inaccettabile.