Dopo oltre due anni di serrata lotta al Covid-19, lo spettro di un nuovo virus sembrerebbe determinato a minare gli equilibri socio-sanitari internazionali e a mettere in serio rischio la nostra salute e le nostre libertà individuali. Sto parlando naturalmente del vaiolo delle scimmie, patologia che, a partire dallo scorso 19 maggio, data del primo ricovero allo Spallanzani di Roma, ha cominciato a catalizzare l’attenzione degli organi di informazione nazionali e delle istituzioni.
Ma cerchiamo di capire innanzitutto cos’è il vaiolo delle scimmie.
Di base parliamo di un’infezione causata da un virus del ceppo del vaiolo, apparentemente meno contagioso e grave dell’antenato che tra il diciottesimo e il ventesimo secolo ha mietuto centinaia di milioni di vittime nel mondo. Come il SarsCov2 è un batterio di origine animale, diffuso in particolare tra primati e piccoli roditori provenienti dall’Africa. La trasmissione si verifica dall’animale all’uomo attraverso saliva, scambio di fluidi e contatto diretto. Tra esseri umani il contagio prolifera in caso di esposizione a lesioni corporee e scambio di fluidi.
Quali le conseguenze? Febbre, eruzioni cutanee, comparsa di cefalee, spossatezza e dolori muscolari, per un decorso che va dalle 2 alle 4 settimane.
Come avrò modo di approfondire nelle prossime settimane, le industrie farmaceutiche non sono state colte di sorpresa dalla comparsa della nuova minaccia.
Era l’ottobre del 2019, all’Event201 della Bill & Melissa Gates Foundation a New York si teneva una simulazione estremamente realistica di una pandemia mondiale. E il boss della Microsoft intervenne a margine dell’evento con una dichiarazione che è già storia: “Ci sono epidemie causate naturalmente, e altre causate dal bioterrorismo, che potrebbero essere anche peggiori di quelle che sperimentiamo oggi. Dobbiamo sviluppare i sistemi che ci consentiranno di realizzare nuovi trattamenti molto più velocemente in futuro”.
Chi conta, sa. E, evidentemente, sapeva anche del vaiolo delle scimmie.
Un futuro scandito dalle pandemie è una deriva realistica che spesso ci è stata tratteggiata nell’ultimo biennio, con la sanità ridotta a brandelli tutto ciò di cui non necessitiamo è una perenne caccia all’antidoto. Gli interessi in ballo però, e ne abbiamo appena preso coscienza, sono incalcolabili.