Quarta dose. Le Regioni hanno riattivato i sistemi di prenotazione, ma il trend sembra chiaro. Sono solo poche migliaia le richieste pervenute per effettuare il richiamo con i nuovi vaccini bivalenti. Voglio condividere con te, per quest’articolo e per quelli a venire, un interessantissimo approfondimento sul tema, a cura del professor Claudio Giorlandino, Direttore Sanitario dei Centri Clinico-Diagnostici di Altamedica. Intervenuto a Radio Radio, il luminare ha illustrato i risultati derivanti da uno studio sulle cellule di memoria personalmente condotto su tre tipologie di soggetti:
- soggetti che hanno contratto il Covid-19 e ricevuto almeno una dose di vaccino
- soggetti che hanno contratto il Covid-19 non vaccinati
- soggetti vaccinati che non hanno mai contratto il Covid-19
Lo studio è stato eseguito analizzando il comportamento di linfociti che, una volta a contatto col virus, sono in grado di produrre anticorpi per garantire all’organismo protezione contro lo stesso. I risultati messi in mostra dallo studio hanno permesso di stilare un rating immunitario, che vede al primo posto per quantità di anticorpi rilevati i soggetti con immunità naturale e almeno una dose di vaccino, al secondo posto i soggetti che hanno contratto il virus senza essere mai stati vaccinati e al terzo posto coloro che non hanno mai contratto il virus ma ricevuto tutte le dosi di vaccino.
Chi ha avuto il Covid-19 produce anticorpi fino a due anni dopo la contrazione dello stesso, questo perché il sistema immunitario riconosce il SARS-CoV-2 nella sua totalità e non solo per la proteina Spike che i vaccini ad m-Rna contribuiscono ad individuare. Ecco il motivo per cui l’aver contratto il Covid-19 difende anche dal proliferare di varianti. Con le varianti, a cambiare forma è proprio la proteina Spike. Se questa muta, il corpo di un vaccinato che non ha mai contratto il virus non possiede più la codificazione per combatterla.
Ecco perché, ne deduce il professor Giorlandino, parlare di somministrazione di una quarta dose è pressoché inutile. I vaccini contribuiscono a meccanizzare una codificazione che difenderebbe da una componente d’attacco ormai obsoleta. Il virus è mutato nel tempo e i vaccini non possono fisiologicamente adattarsi a questo tipo di cambiamento.
A cosa dobbiamo quindi questo vento che soffia sempre più in direzione di una nuova somministrazione? Ti do appuntamento al prossimo articolo per fare luce insieme su aspetti che, ti anticipo, potrebbero avere poco o nulla a che fare con la salute.