Malasanità campana: una piaga a cui, nonostante l’assuefazione, sono restio a rassegnarmi. Una donna di 53 anni è deceduta lo scorso 15 settembre nei pressi dell’ospedale San Giovanni Bosco, accompagnata da un amico dopo aver perso i sensi. L’accompagnatore, un 47enne di Afragola, era convinto che la struttura fosse regolarmente dotata del servizio di pronto soccorso.
Ciò che l’uomo ignorava è che, dalla riattivazione delle prestazioni sanitarie ordinarie verificatasi solo a partire da aprile 2022, il pronto soccorso del San Giovanni Bosco non è ancora stato riaperto.
Il motivo? La carenza di medici che ha falcidiato l’intera regione (con bandi deserti…)
In seguito all’intervento di una pattuglia del commissariato San Carlo, si è stabilito che la salma verrà sottoposta ad autopsia. Occorrerà indagare sulle cause del decesso e, soprattutto, capire se la donna poteva essere salvata. In soldoni, adesso sì che avrà l’attenzione che merita.
Giuseppe Alviti, sindacalista napoletano leader della FNL, si è espresso così sulla questione:
“Una tragedia che accende i riflettori sul San Giovanni Bosco, da troppo tempo senza più pronto soccorso, cioè da quando, durante la pandemia, la struttura ospedaliera fu convertita in Covid Hospital per far fronte alla crescita dei ricoveri e dei contagi a Napoli. Da aprile sono tornate le prestazioni sanitarie ordinarie ma a differenza di altri reparti tornati attivi, l’area medica di emergenza è rimasta chiusa. Così ieri, alle 22, un disservizio si è trasformato in dramma. Da tempo denunciamo la situazione drammatica dei pronto soccorso a Napoli e soprattutto l’idiozia sociale di chiudere due pronto soccorso come il San Giovanni Bosco e il Loreto Mare, ma continueremo a combattere in piazza acciocché i due ospedali possano giustamente riaprire i pronto soccorso e scongiurare altre morti bianche.”
Lo stesso Alviti, lo scorso dicembre, era stato profetico quando, riprendendo una nota del sindacalista Lello Pavone, aveva dichiarato:
“Ma nessuno cerca di trovare delle soluzioni. Tutti, politici e dirigenti sono impegnati solo ed esclusivamente sui vaccini Covid. Ormai siamo arrivati all’80 % dei cittadini vaccinati, è ora che si inizi a pensare e organizzare tutte le altre patologie e tutta la rete ospedaliera, territoriale e di emergenza. I migliori Primari scappano, il solito Cardarelli è costretto a fare tutto, continuando a mischiare pazienti Covid a quelli non Covid e il 118 in piena crisi con una spaventosa carenza di personale sia medico che infermieristico. Tutto questo provoca affollamento e disorganizzazione nei pochi presidi attivi della città, bisogna invertire subito la rotta con quasi l’80 % di immunizzazioni, bisogna concentrare gli sforzi, le risorse economiche, il personale e le strutture sulla cura delle patologie non Covid.”
Parole che non hanno avuto risonanza, ed ora se ne pagano le conseguenze. Il conto, però, viene portato sempre sulla tavola dei cittadini.