Lo scorso 10 ottobre, durante l’ultima seduta del Consiglio dei ministri del Governo Draghi è stato approvato un disegno di legge per gli anziani non autosufficienti etichettato col nome Ddl Anziani.
Cercherò di sintetizzare brevemente i 12 punti della normativa che toccherà da vicino anche la categoria dei caregiver:
- incentivare l’autonomia delle persone anziane garantendo accesso semplificato servizi sanitari e sociali, con modifiche all’urbanistica tali da incoraggiare l’indipendenza dei soggetti e rafforzare l’assistenza domiciliare
- introduzione di un’indennità unica universale per la non autosufficienza
- istituzione del CIPA, un comitato per le politiche in favore della popolazione anziana
- aiuti e supporti anche di natura psicologica per i caregiver
- decreti in materia di assistenza sociale e sanitaria
- agevolazioni contributive
- incentivare lo sviluppo di percorsi formativi per lo svolgimento di attività professionali legate all’assistenza
- istituzione del SNAA, un sistema nazionale per la popolazione anziana non autosufficiente
- semplificazione dell’accesso ai servizi sanitari nelle case di riposo
- semplificazione della procedura di classificazione di persona anziana non autosufficiente;
- introduzione di un “Budget di cura e assistenza”
- istituzione dell’ADISS, un ente di Assistenza Domiciliare Integrata Sociosanitaria e Sociale
Questo colpo di coda del Governo Draghi ha sollevato subito un moto di rabbia e incredulità che ha trovato voce nelle parole della presidentessa della FPS (Fondazione Promozione Sociale), Maria Grazia Breda. Il punto focale sembrerebbe essere l’introduzione di un’indennità unica universale, non sufficiente ad assolvere alle necessità degli anziani.
“C’è ben poco da festeggiare…” ha dichiarato, riportando con i piedi per terra tutti coloro che avevano creduto che il decreto potesse essere un bene per la categoria interessata “C’è tanta propaganda nel presentare il provvedimento, ma la sostanza è una tragedia per le famiglie: diritti non ce ne sono, le famiglie continueranno ad essere in balia di sé stesse. Con questo decreto di sicuro c’è solo il rischio che venga intaccato l’assegno di accompagnamento”
Quale sarebbe quindi l’intento che ha spinto il ministro Orlando ad avanzare questa proposta di legge e il governo uscente ad avallarla?
“L’obiettivo è scaricare dalla sanità tutti coloro che non guariscono e che creano la necessità di cure di lunga durata e quindi investimenti. Hanno iniziato negli anni 2000 a ledere il diritto di cure senza limiti temporali che è invece previsto dalla legge 833 del 1978, con la previsione di termini oltre i quali il malato cronico deve pagare il 50% delle cure (…) Lo scopo è dimenticarsi di questo ambito: sarà l’ambito in cui se ci sono soldi bene, se non ci sono pazienza. Il socio-assistenziale, dove è collocato il disegno di legge delega per la non autosufficienza, non è come in sanità: si accede in base all’Isee e quando finiscono i soldi, finisce il diritto. Sempre meno sanità pubblica per spingere i cittadini a comperare polizze assicurative. Ma, come è riportato nella nostra tessera sanitaria, la legge 833/1978 è già la nostra assicurazione, pagata con il versamento delle tasse, per avere le prestazioni a cui abbiamo diritto anche quando siamo inguaribili, ma sempre curabili”
Non è certo una novità, siamo il Paese europeo con la maggiore pressione fiscale, con uno Stato che non perde occasione per dimostrare di essere più bravo nel prendere che nel dare.