L’annus horribilis della sanità italiana ha fatto rilevare un calo dei casi di malasanità registrati.
Ti starai certamente chiedendo come mai, in un periodo storico di pandemia mondiale e di piena emergenza sanitaria.
E infatti, per gli addetti ai lavori come noi, è tutto molto chiaro, chi invece si limita a leggere solo i titoli di giornale potrebbe perdere dei dettagli davvero non indifferenti:
- Nell’ultimo anno, non potendo accedere agli ospedali al netto delle urgenze, c’è stato un calo drastico degli interventi chirurgici (rimandati di molti mesi o a data da destinarsi). È un semplice esercizio statistico: diminuendo il numero di operazioni si riducono drasticamente le possibilità di rischio e di errore e, naturalmente, di ricevere reclami.
- I pochi interventi effettuati, però, hanno fatto segnare in percentuale un tasso più alto di errore (pensiamo ad esempio a casi di donne in attesa di parto che hanno perso il bambino per complicanze dovute al tardare dell’esito di un tampone). Parliamo di tutta una serie di protocolli che prima non c’erano e che hanno creato non pochi problemi.
- Le mancate diagnosi hanno provocato malati di serie A e malati di serie B, trascurando patologie molto serie, con un’evoluzione peggiorativa che poteva essere sicuramente evitata (ma non c’è dubbio che questi saranno casi di malasanità che conteggeremo nel tempo).
L’altra variabile da tenere in forte considerazione poi è la correlazione tra morte e positività al Covid-19. Faccio un esempio, un paziente riporta conseguenze letali a seguito di un intervento al cuore. Al momento della morte risulta positivo al virus. La causa del decesso è presto individuata: l’uomo è morto di Covid! Questo implica l’impossibilità di procedere con autopsia e, per i cari del defunto, fare chiarezza sulla reale dinamica dell’evento risulta un Everest da scalare.
Eppure il mondo della statistica ci insegna: “Correlation is not Causation”, ovvero “Correlazione non è Causa”! Anche se è così che si è impostato e gestito il conteggio delle vittime della pandemia. Ed è anche così che si spiega il trend “curioso” dell’ultimo anno e mezzo.